Data di costituzione: 28 aprile 1870
Altre denominazioni
La Banca di Genova nasce nel 1870 con un capitale di 1,5 milioni, su iniziativa di banchieri e armatori di secondo piano. I soci promotori sono i seguenti: Ditta bancaria Fratelli Quartara, Camillo Pallavicino, Michele Casaretto, Vincenzo ed Angelo Polleri, Gio. Batta ed Agostino Bacigalupo, Gio. Batta Granara, Fratelli Lagorio, Fratelli Graffigna, Gio. Batta e Federico Dodero, Giacomo Balbi e Angelo Carrara. Conta 207 azionisti. Le operazioni sono esclusivamente a breve (sconti e anticipazioni) con in più alcune tipiche operazioni marittime come le anticipazioni su polizze di carico e bastimenti. La facoltà di acquistare azioni crea non pochi problemi negli anni seguenti.
Sorta come istituto specializzato nel credito a breve, sull'esempio di istituti fondati nei mesi successivi (Banco Commerciale Ligure, Banco Unione) decide nell'agosto 1871 di aggiungere allo statuto l'acquisto di merci, titoli pubblici nazionali ed esteri e genericamente di poter impegnare parte del capitale in operazioni della durata fino a tre anni per fare mutui e anticipazioni ad armatori e imprenditori di opere pubbliche. In pratica, adegua lo statuto ai modelli che si stanno affermando in città e un po' in tutta la Liguria che sono quelli delle operazioni gestite dai banchieri privati, in primo luogo il finanziamento del commercio e la compravendita in proprio di merci. L'inizio degli anni Settanta rappresenta in questo senso l'apogeo di quel commercio emporiale che ha in Genova il suo maggiore centro italiano, basato sul finanziamento e armamento di navi che portano carichi (olio, pasta, vino, tabacco…) nella speranza di grossi guadagni sulla differenza di prezzo fra porti di partenza e di arrivo, nonché sulla previsione di una domanda per le merci inviate. Gran parte delle nuove banche si impegnano direttamente in tali attività, procurandosi a volte persino delle navi. In molti casi la fisionomia delle società è prevalentemente quella di una società commerciale a cui sono aggiunte alcune operazioni di natura creditizia, come la facoltà di scontare cambiali e compiere anticipazioni su titoli e merci.
Limitati sono gli interventi più specializzati, come il consorzio con a capo la Banca di Genova che fonda a Buenos Aires, la Banca d'Italia e Rio de la Plata, primo tentativo di creare istituti all'estero per fornire credito e scontare cambiali ai mercanti italiani.
Le risorse della Banca di Genova provengono in gran parte dal capitale raccolto e dalla sua veloce rotazione, nonché dal risconto delle cambiali presso la Banca Nazionale. Ma un ruolo importante è giocato, già nei primi anni, dalla raccolta di depositi, con ogni probabilità i fondi degli stessi banchieri interessati all'istituzione: alla fine del 1872, la Banca di Genova raccoglie 8 milioni di lire in conti correnti, cifra abbastanza fuori dalla norma per la media delle società ordinarie.
Nel 1894 raggiunge un accordo con altri tre gruppi bancari (la Vonwiller & C. di Milano, la Manzi & C. di Roma e la Robert Warschauer & C. di Berlino), operazione che porta la Banca di Genova a cambiar nome nel 1895 in Credito Italiano. Nello stesso anno le azioni della banca vengono ammesse alla contrattazione alla Borsa di Milano.
Nel 1905 il Credito Italiano acquista la Banca Meuricoffre di Napoli e nel 1907 sposta la direzione generale da Genova, dove rimane la sede legale, a Milano, nuova capitale finanziaria del Regno. Sempre nel 1907, partecipa con la Banca d'Italia e la Banca Commerciale Italiana al salvataggio della Società Bancaria Italiana. Inizia anche ad espandersi sui mercati internazionali, aprendo le sedi di Londra (1911) e New York (1917). Nel 1911 fonda, in partnership con capitali belgi, la Banca Italo-Belga in Sud America (Brasile, Argentina e Uruguay).
La clientela del Credito Italiano è costituita soprattutto da grandi imprese (siderurgiche, chimiche, zuccherifici), tuttavia l'istituto risconta anche le cambiali relative ai prestiti concessi dalle casse di risparmio alle piccole e medie imprese. Presidente della Banca è per lungo tempo Enrico Rava; tra i consiglieri d'amministrazione spicca il nome di Giovanni Battista Pirelli.
Nel 1919 vengono acquistate la Banca del Monferrato, la Banca di Legnano, il Credito Varesino e una forte partecipazione nella Banca Unione.
Nel 1930 il Credito Italiano (seconda banca italiana) acquista la Banca Nazionale di Credito (terza banca italiana, costituita per liquidare la Banca Italiana di Sconto). Nello stesso anno il Credito, trovandosi a sua volta in stato d'insolvenza, viene salvato dall'Istituto di Liquidazioni. Nel 1933, l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri) assorbe l'Istituto di Liquidazioni e con esso il Credito Italiano.
La legge bancaria del 1936 limita l'attività delle banche al solo credito ordinario e qualifica le tre ex banche miste (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma) come istituti di credito di diritto pubblico. Tuttavia, nel 1937 l'Iri muta la qualifica delle tre banche, da istituti di diritto pubblico a banche di interesse nazionale, per conservarne la forma di società per azioni.
Nel 1946, subito dopo la fine della guerra, il Credito Italiano insieme alle altre due banche dell'Iri partecipa alla fondazione dell'istituto di credito a medio e lungo termine (Mediobanca).
Negli anni Settanta vengono riaperte le filiali di Londra (1971) e New York (1973) e nel decennio seguente vengono aperte le filiali di Pechino (1987), Madrid (1988), e Hong Kong (1989).
Nel 1991 viene acquistata la Banca Mediterranea di Credito. Nel 1993 viene fatta un'offerta pubblica di vendita con la quale si privatizza la banca (è la prima banca pubblica in Italia a essere privatizzata).
Nel 1995 il Credito Italiano acquista il Credito Romagnolo e un interesse di controllo in Rolo Banca 1473. Nel 1998, dalla fusione di Credito Italiano, Rolo Banca 1473 e Unicredito (formato da Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona (Cariverona), Cassa di Risparmio di Torino, e Cassamarca), nasce Unicredito Italiano.
Nel 1999, a UniCredito Italiano si aggiungono Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e Cassa di Risparmio di Trieste; l'espansione internazionale inizia con l'acquisizione di Bank Pekao SA, la seconda banca commerciale polacca. La politica di allargamento continua anche in seguito, facendo di UniCredito Italiano il terzo gruppo bancario occidentale dell'Europa centro-orientale.
Il 1º gennaio 2003 UniCredito Italiano adotta il marchio UniCredit.
Nel 2005 UniCredit, la banca più grande d'Italia, si fonde con HVB Group, la seconda banca più grande della Germania, per creare la quarta banca più grande dell'Europa continentale.
Nel 2007 acquisisce il Gruppo Capitalia (a sua volta risultato della fusione del 2002 tra Banca di Roma, Bipop-Carire, Banco di Sicilia, Mediocredito Centrale e Fineco), diventando la seconda banca d'Europa.
L'Assemblea dell'8 maggio 2008 delibera, infine, il cambio di denominazione da UniCredito Italiano a UniCredit.
Sede legale
Capitale sociale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Fonti bibliografiche
Autore: Enrico Berbenni | Ultima modifica: 23 febbraio 2023