L'entrata delle truppe alleate a Roma il 4 giugno 1944 segna l'inizio della gestazione della quinta associazione bancaria italiana. L'ex dirigente della CFACA Gian Franco Calabresi, grazie ad anni di esperienza nel mondo bancario nazionale e a continui contatti con esponenti del mondo creditizio, da un lato collabora alla liquidazione della stessa Confederazione fascista delle aziende del credito e della assicurazione, dall'altro prepara il terreno alla creazione di un organismo che possa prenderne il testimone e gestire il periodo di transizione prima della completa liberazione del Paese dall'occupazione nazifascista.
Frutto di questo lavoro è la costituzione, l'8 novembre 1944, dell'Ufficio interbancario. Esso si prefigge il compito di studiare e risolvere i problemi sorti in ambito creditizio ed è promosso dalle otto maggiori banche dell'Italia centromeridionale: Banca commerciale italiana, Banca nazionale del lavoro, Banco di Napoli, Banco di Roma, Banco di Sicilia, Banco di Santo Spirito, Credito italiano e, unico tra gli istituti del nord, l'Istituto San Paolo di Torino. Ai vertici dell'Ufficio sono nominati il senatore Alberto Theodoli, presidente, e il ragioniere Domenico De Ritis vicepresidente, mentre gli organi collegiali sono costituiti da un Consiglio di diciotto membri e da un Comitato esecutivo di sei, poi sette, membri. Gian Franco Calabresi svolge il ruolo di segretario. La sede provvisoria è a Roma, negli stessi uffici di Palazzo Altieri già sede della Confederazione.
L'ente si pone sin dalla sua nascita come un nucleo associativo di carattere provvisorio, tanto che è sua premura gestire le questioni più gravi e imminenti, in previsione di una futura organizzazione delle aziende bancarie più stabile. L'incremento delle associate, salito a 127 nell'estate del 1945, testimonia da subito la forte volontà associativa a livello nazionale che solo le contingenze belliche impediscono di estendere nei mesi a cavallo tra 1944 e 1945 su tutto il territorio nazionale. E di contingenze belliche si occupa prima di tutto l'Ufficio interbancario: dalla gestione della liquidazione degli enti fascisti alla circolazione monetaria, dal recupero dei reduci ai provvedimenti economici per i dipendenti bancari.
Dal gennaio 1945 si redigono le bozze dello statuto per la futura associazione nazionale e il 16 luglio, a quasi tre mesi dalla completa liberazione dell'Italia, il Consiglio dell'Ufficio interbancario delibera l'invio a tutte le aziende di credito e finanziarie di uno schema di statuto e un questionario riguardanti la futura forma che avrebbe dovuto assumere la nuova associazione.
Il 12 settembre 1945 il Consiglio approva la relazione del Comitato esecutivo. Viene nominata una Commissione per la ripartizione dei contributi dell'Ufficio interbancario e per i compiti accessori inerenti la chiusura della sua gestione e la trasformazione dell'istituto nella nuova Associazione bancaria italiana. I rappresentanti delle aziende di credito approvano il nuovo statuto.