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Confederazione Nazionale Fascista del Credito e della Assicurazione (CNFCA) (1931-1934)

La storia della CFACA si può dividere nettamente in quattro periodi.
Il primo periodo è segnato dal r.d. 18 giugno 1931, n. 1096 che annuncia la nascita del nuovo ente, con il nome di Confederazione nazionale fascista delle aziende di credito e della assicurazione (CNFCA), dotandolo di compiti esclusivamente sindacali e della sede romana nel prestigioso Palazzo Altieri. Ai vertici vi sono il presidente Giuseppe Bianchini, i vicepresidenti Carlo Feltrinelli e Alberto Redenti e il segretario Mario Mammoli. Si ravvisa un avvio lento dell'attività della nuova organizzazione, stretta tra le spinte autonomiste del mondo bancario, come attestato dalla presenza al vertice dei componenti della precedente sezione sindacale della CGBF, e la volontà interventista dell'esecutivo fascista.

Volontà che si concretizza, attraverso il r.d. 16 agosto 1934, n. 1386, con l’approvazione del nuovo statuto della Confederazione fascista delle aziende di credito e della assicurazione (CFACA). Viene sancito così il controllo statale sull'organizzazione, all'interno della più vasta creazione dello Stato corporativo, giunta a compimento, almeno sulla carta, proprio in quell'anno. Il controllo dell'esecutivo confederale spetta al Ministero delle corporazioni e la nomina stessa del presidente è avocata al capo del governo, che dopo un'iniziale fase di commissariamento sotto la guida del banchiere Giuseppe De Capitani d'Arzago (agosto-dicembre 1934), affida nel gennaio 1935 la presidenza ad un fascista della prima ora quale Alessandro Parisi, evidenziando ancor di più la distanza tra CFACA e ATBI. Bracci esecutivi di Parisi sono il direttore generale Giacomo Martignone e i direttori dei due servizi, sindacale e amministrativo, rispettivamente Emilio Oldani e Giannino Badoglio, poi Carlo Dell'Oro. Altri organi confederali sono il Consiglio, composto dai presidenti delle federazioni sindacali e dai rappresentanti di categoria, la Giunta esecutiva, composta da 20 membri nominati dal Consiglio, le unioni interprovinciali, ovvero gli uffici periferici della Confederazione, diretti da un presidente, da un Comitato e da un direttore. Il successivo biennio è incentrato sulla non facile gestione dei rapporti tra CFACA e ATBI, in cui la prima, vista l'impossibilità di sostituirsi all'Associazione, giunge a postularne il graduale assorbimento.

Con lo scioglimento dell'ATBI si apre la terza fase di vita della CFACA, che ottiene l'esclusiva rappresentanza del settore creditizio in ambito nazionale. Ciò comporta un progressivo aumento dell'incisività della sua azione nella vita economica dell'Italia fascista, non intaccata dalla prematura scomparsa del presidente Parisi (8 agosto 1938), sostituito prima da Michele Pascolato (agosto 1938 - novembre 1939), poi da Alfredo Longo (novembre 1939 - febbraio 1940), quindi dal tecnico Giambattista Ferrario (febbraio 1940 - gennaio 1942), né dal ricambio ai vertici della direzione, con la nomina di Mario Giustiniani a direttore generale. Sono anni di espansione e grande dinamismo per la Confederazione, che a fine 1936 conta 13.674 associate, i cui lavori si intrecciano anche con quelli della Corporazione del credito e della assicurazione, ma soprattutto del Comitato tecnico corporativo (dal 1939 Comitato consultivo della previdenza e del credito) e che riguardano i più diversi aspetti della vita economica nazionale: dalla distribuzione degli sportelli bancari ai problemi bancari nelle nuove colonie, dal finanziamento delle iniziative autarchiche alle difficoltà sorte con l'avvento dell'economia di guerra. Come conseguenza di questo ampliamento di competenze e interessi, a partire dal 1939 l'organigramma confederale si struttura in tre servizi: quello corporativo, guidato da Gian Franco Calabresi, responsabile degli studi economici e delle questioni tecniche, ovvero i campi d'azione della disciolta ATBI; quello amministrativo, guidato da Carlo Dell'Oro, relativo al personale e all’Economato confederale; quello del lavoro, cui spetta trattare le questioni prettamente sindacali.

Allo stesso periodo risale la curatela della pubblicazione della rivista di cultura economico-bancaria precedentemente edita dall'ATBI e che, posta sotto il diretto controllo del direttore generale, assume il nome di "Rivista bancaria delle assicurazioni e dei servizi tributari".

La caduta del regime fascista nell'estate 1943 si riflette anche sulla Confederazione, dove a Mario D'Havet (marchese e imprenditore fascista alla presidenza dal gennaio 1942), succedono come commissari gli economisti Amedeo Gambino, fino all'8 settembre, e Carlo Fabrizi, nominato direttamente dal nuovo governo della Repubblica sociale con il compito di operare il trasferimento al nord d’Italia degli uffici confederali. Operazione che fin da subito si scontra con opposizioni e sabotaggi interni, tanto che, nella primavera del 1944, con il nuovo commissario Emilio Santi si profila addirittura lo scioglimento della stessa Confederazione. Questo processo - avviato informalmente nei territori occupati dagli Alleati già all'indomani della liberazione di Roma e sancito dal d.lgs.lgt. 23 novembre 1944, n. 369 sulla soppressione delle organizzazioni sindacali fasciste - viene affidato al commissario Amedeo Gambino, che si avvale immediatamente della collaborazione dell'ex dirigente confederale Gian Franco Calabresi nel gestire la liquidazione dell'ente, trascinatasi fino al 30 giugno 1949.

Presidenti:
Giuseppe Bianchini (1931 giu. 18 - 1934 ago. 15);
Giuseppe De Capitani d'Arzago (1934 ago. 16 - dic.);
Alessandro Parisi (1935 gen. - 1938 ago. 8);
Michele Pascolato (1938 ago. 8 - 1939 nov. 7);
Alfredo Longo (1939 nov. 16 - 1940 feb. 28);
Giambattista Ferrario (1940 feb. 29 - 1942 gen. 3);
Mario d'Havet (1942 gen. 3 - 1943 ago. 21).

Commissari:
Amedeo Gambino (1943 ago. 21 - set. 8), Regno d'Italia;
Carlo Fabrizi (1943 set. 10 - 1944 feb.), Repubblica sociale italiana;
Emilio Santi (1944 feb. - giu.), Repubblica sociale italiana;