Data di costituzione: 25 gennaio 1842
Altre denominazioni
Fu fondata come ente di beneficenza il 25 gennaio 1842 con un capitale iniziale di 10.000 lire. Le operazioni bancarie cominciarono però solo due anni dopo. La Cassa di Risparmio e di Previdenze della provincia di Asti vide modificare il suo nome con Regio Decreto del 6 giugno 1867, diventando Cassa di Risparmio della provincia di Asti.
Negli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento, venne a consolidarsi in città una notevole fiducia verso l’istituto, che si tradusse in un consistente aumento dei depositi. Essa si fondava, da un lato, sulla buona gestione posta in atto dai suoi presidenti, il barone Vittorio Alessio e il cavalier Giacinto Rolando, e, dall’altro, dalla crisi che colpì la Banca del Popolo di Asti, poi Banche Unite, che travolse i risparmi cittadini negli anni 1875-1878. Per fronteggiare la concorrenza di questo istituto, la Cassa aveva modificato il suo Statuto già nel 1867. Tra le variazioni più importanti introdotte, era stato rivisto il nome, sopprimendo le parole «di previdenza» e alzando il limite di credito dei depositi a 10.000 lire.
Un altro fattore che strinse maggiormente il legame tra la Cassa e la realtà astigiana si manifestò tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni del decennio successivo, allorché la crisi finanziaria postunitaria toccò il suo apice. La rarefazione della circolazione di moneta metallica obbligò il Comune, per agevolare le esigenze del commercio e della produzione, ad emettere biglietti fiduciari per l’importo di 400.000 lire. L’operazione fu affidata alla Cassa, che si occupò di porre in circolazione i biglietti. Nel 1873, cessata l’emergenza, l’istituto concesse al Comune un prestito sufficiente a coprire l’importo dei biglietti emessi.
La Cassa di Risparmio di Asti non risentì in modo traumatico della recessione finanziaria dell’ultimo decennio del secolo, anche se lo scandalo della Banca Romana, che travolse il primo ministero Giolitti nel 1893, e il successivo tracollo di alcune grandi banche nazionali generò nei risparmiatori un profondo senso di sfiducia, che si manifestò con una ripetuta richiesta di rimborsi per importi superiori ai versamenti. La ripresa del normale giro d’affari fu, in questa occasione, più lenta che nelle crisi precedenti perché si assistette anche ad Asti, negli anni a cavallo dei due secoli, al fiorire di un grande numero di minuti istituti di credito. Una strategia volta al mantenimento di tassi di interesse sui prestiti più bassi rispetto alle altre realtà bancarie permise tuttavia alla Cassa di andare incontro ad un nuovo periodo di sviluppo incentrato non più solo sul sostegno all’agricoltura, ma anche sulla nascente industria. In proposito, nel 1906 la Cassa fu tra i principali sostenitori dell’iniziativa degli imprenditori torinesi Diatto e Assauto di costruire lo stabilimento Way Assauto, impresa meccanica che avrebbe proiettato Asti nel cuore della realtà industriale italiana. L’impegno della banca astigiana verso il settore primario continuò in modo pieno, come ad esempio nel contrasto alla fillossera, malattia della vite che aveva messo in ginocchio molte famiglie di agricoltori. Sovvenzioni familiari e creazione di consorzi antifillosserici furono alcune delle risposte date per combattere il flagello. Nel periodo fascista la Cassa si ampliò acquisendo Banca Astese, allargamento che prosegui nel dopoguerra aprendo nuove filiali nelle regioni del Nord.
Negli anni Cinquanta la Cassa di Risparmio di Asti ampliò il suo bacino d'utenza ad altre province del Nord, in particolare in Lombardia e Veneto.
La legge Amato del 1992 costrinse l'istituto a separare l'attività bancaria, dove continuò ad operare la Cassa, da quelle benefiche, affidate alla nascente Fondazione.
Un ulteriore cambiamento nella natura societaria lo si ebbe il 28 dicembre 2012, con la nascita del Gruppo Cassa di Risparmio di Asti, in seguito all'acquisizione da parte della Banca di Asti, dal Monte dei Paschi di Siena S.p.A., del 60,42% del capitale sociale di Biverbanca per 203 milioni di euro. Nel 2015, Banca di Asti comunicava che Pitagora 1936 S.p.A., società d'intermediazione finanziaria specializzata nel prestito contro cessione del quinto dello stipendio, aveva accettato la sua proposta per l’acquisto di una partecipazione pari al 65% del capitale sociale di Pitagora S.p.A. detenuta da Pitagora 1936. Banca di Asti deteneva già il 5% della società e pertanto raggiungeva il 70% del capitale.
Dal novembre 2018 il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti iniziava un processo di incorporazione con BiverBanca, che si concludeva il 7 novembre 2021.
Sede legale
Capitale sociale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Fonti bibliografiche
Soggetti incorporati
Autore: Giacomo Lorandi | Ultima modifica: 30 marzo 2023