Data di costituzione: 7 febbraio 1923
Data di incorporazione: 31 dicembre 1993
Altre denominazioni
Il 7 febbraio 1923, con atto rogato dal notaio Ruggero Pergami, viene costituita la Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di San Vittore in Agnadello (CR), comune posto sul confine settentrionale della provincia di Cremona, sulla strada di passaggio tra Lodi, Treviglio e Bergamo. La società ha per scopo "il miglioramento materiale e morale de' suoi soci mediante operazioni di credito a loro esclusivo vantaggio, tolto ogni fine politico" (art. 2 statuto). La durata prevista è di 30 anni e la quota da versare all'ingresso è di 10 lire per ciascun socio. I fondatori della cassa sono 22, tra cui figurano 7 possidenti, 8 fittabili, 3 contadini e 2 sacerdoti (uno è il locale parroco don Ernesto Tabaglio). Primo presidente viene eletto il possidente Pietro De Capitani. Tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta, la situazione patrimoniale della società è resa precaria dall'ammontare degli impieghi, che superano i depositi a risparmio, mentre un peso consistente è assunto dalle disponibilità ottenute tramite rapporti di conto corrente passivo verso altri istituti bancari. Nel 1930, ad esempio, la massa fiduciaria si aggira intorno alle 300.000 lire, i cc passivi sono pari a 120.000 lire, le cambiali in portafoglio raggiungono le 430.000 lire circa. Nel medesimo anno, si registra un utile di 1.094 lire. Allo scopo di uniformarsi alla disciplina prevista dal Testo Unico del 1937 sull'ordinamento delle casse rurali e artigiane, in data 23 ottobre 1938 l'assemblea sociale approva il nuovo statuto, che determina il cambio di categoria bancaria e di denominazione in Cassa Rurale ed Artigiana di Agnadello. Il totale dei depositi cresce intanto lentamente e nel 1940, sotto la presidenza di Ernesto Trabaglio, si raggiungono le 376.000 lire, facendo registrare anche un piccolo utile di 375 lire. Il numero dei soci è di 154 unità. Il bilancio relativo al 1945, con il nuovo presidente Giacomo Locatelli, presenta una situazione discreta, con un utile netto di esercizio pari a 2.434 lire e depositi e conti correnti per 1,85 milioni di lire. Sul fronte degli impieghi, le voci principali riguardano depositi presso altri istituti per circa 1 milione, titoli per 672.000 lire, effetti in portafoglio per 228.000 lire. Il numero dei soci si è però ridotto a 85 iscritti. Dopo aver subito fino al termine del secondo conflitto mondiale la forte concorrenza su piazza svolta da una filiale della Banca Provinciale Lombarda, dal 1946 la capacità di raccolta del risparmio da parte della società registra un notevole incremento, con una massa fiduciaria che raggiunge i 9,14 milioni, insieme a una decisa ripresa della funzione creditizia a favore dell'agricoltura e dell'artigianato locale. Nello stesso anno l'utile netto di esercizio è di 11.726 lire. Dopo la guerra Agnadello si conferma centro quasi esclusivamente agricolo, che produce e commercia in cereali. Sono presenti pochi stabilimenti, tra cui un caseificio e un mulino, una fabbrica di serramenti e mobili e una per la produzione di compensato. Nel 1947 gli 88 soci della cassa sono perciò in prevalenza piccoli agricoltori e commercianti, la società viene gestita in maniera prudente, risulta in ulteriore ripresa ed è apprezzata sulla piazza. Gli amministratori, di cui le autorità ispettive sottolinenano la limitata esperienza, operano soprattutto nella delibera di fidi. Nel 1950 la massa fiduciaria si attesta intanto intorno ai 24 milioni, i soci aumentano a 101 unità e l'utile d'esercizio supera il milione di lire. In ottemperanza alla legge n. 707 del 4 agosto 1955, in data 8 aprile 1956 l'assemblea straordinaria dei soci approva il nuovo statuto, prorogando la durata societaria fino alla fine del 1983 e stabilendo la nuova quota di partecipazione al capitale in 500 lire a socio. Nel 1957 la visita ispettiva delle autorità creditizie evidenzia che l'istituto (106 soci) svolge una efficace azione di sostegno a favore delle piccole attività produttive locali, riscuotendo la fiducia della popolazione. La cassa gestisce all'epoca depositi per 62,7 milioni, con un utile di circa 1 milione. Se ne osserva tuttavia la scarsa elasticità delle operazioni attive, con effetti sulla situazione finanziaria e sulla scarsa redditività, anche a motivo di alcune voci di spesa ritenute eccessive, da cui deriva il richiamo agli amministratori a esercitare con maggiore cura le loro responsabilità di vigilanza. L'attenzione viene posta in particolare sull'attività svolta dal rag. Carlo Raimondi, ex-dirigente del cessato Istituto delle Casse Rurali di Lodi, che opera direttamente come segretario o sostituto segretario, oppure tramite segretari di sua fiducia, in diverse casse rurali locali, tra cui quella di Agnadello, avallando oltre le sue specifiche prerogative concessioni di credito di incerta solvibilità, anche fuori piazza. Sul finire degli anni Cinquanta a suscitare l'ulteriore preoccupazione delle autorità ispettive è inoltre un credito da 8 milioni di difficile esigibilità concesso ai fratelli Rovida, titolari del mulino di Agnadello, già falliti e con beni in pignoramento. Nel corso del 1960 si stima una perdita sul credito Rovida per almeno 5 milioni (saranno poi effettivamente 5,4 più interessi), cifra di gran lunga eccedente il patrimonio sociale della cassa, rivelatasi superficiale e poco perita nelle operazioni di credito. Rispetto a un totale di 95 milioni gestiti su base fiduciaria, ne risultano infatti impiegati circa 70, ma tra le partite creditorie figurano circa il 50% di crediti immobilizzati e ad alto rischio, con forti esposizioni verso i medesimi amministratori dell'istituto. Questi ultimi si impegnano però a ripartire la perdita Rovida in parti uguali e a ripianarla mediante obbligazioni cambiarie a favore della società. A fine 1960 i depositi fiduciari sfiorano i 100 milioni e si registra un aumento delle disponibilità liquide grazie allo smobilizzo di alcune posizioni creditizie, mentre la cassa opera in utile (158.500 lire). Inizia quindi un percorso di riequilibrio patrimoniale e di espansione, che porta l'istituto a gestire nel 1969 una massa fiduciaria di 442,5 milioni, a fronte di impieghi per 164 millioni circa, di cui 94 per utilizzi di credito in conto corrente, 31,7 per prestiti ordinari, circa 10 per prestiti agrari e 28 per mutui a medio termine, oltre a titoli di proprietà per 132 milioni e conti correnti vari per 150 milioni, con un utile d'esercizio poco superiore al milione. La crescita continua anche nei decenni successivi e nel 1976, sotto la presidenza di Angelo Spadari, il totale dei depositi raggiunge l'importo di 1,285 miliardi. Circa un decennio dopo, nel 1987, con presidente Erasmo Marzagalli, la cassa è autorizzata a operare anche in località Palazzo Pignano e Pandino, mentre la massa fiduciaria supera i 13,8 miliardi, con impieghi per 6,5 miliardi e titoli di proprietà per 2,68 miliardi. Prima oscillante e poi anch'esso in crescita il numero dei soci, che passa dai 106 del 1960 ai 79 del 1969, raggiungendo il dato di 115 nel 1976 e attestandosi a 173 nel 1987. Il 31 dicembre 1993 l'istituto si fonde per incorporazione con la Cassa Rurale ed Artigiana di Rivolta D'Adda, dando origine alla Cassa Rurale ed Artigiana di Rivolta D'Adda e Agnadello Cassa di Credito Cooperativo scrl, con sede legale in Rivolta d'Adda.
Sede legale
Capitale sociale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Fonti bibliografiche
Autore: Maurizio Romano | Ultima modifica: 03 febbraio 2025