Data di costituzione: 24 marzo 1895
Data di scioglimento: 13 dicembre 1925
La Cassa Rurale di Prestiti di Giaveno (TO) viene fondata il 24 marzo 1895, con atto rogato dal notaio Gerardi. Scopo della società, della durata prevista di 99 anni, è di favorire "il miglioramento morale ed economico dei suoi membri, mediante atti commerciali, escluso qualunque fine politico" (art. 2 dello Statuto). Possono fare parte della società solo persone giuridicamente capaci, di garantita onestà e moralità, che non siano notoriamente contrarie alla chiesa cattolica e al governo costituito, iscritte nei registri della popolazione della parrocchia di San Lorenzo in Giaveno o che vi tengano frequente dimora o relazioni d'affari, in grado di scrivere il proprio nome e che non facciano parte di altre società a responsabilità illimitata (art. 4 dello Statuto). Tra i 12 soci fondatori, tutti residenti in Giaveno, figurano quattro sacerdoti (uno è il parroco don Giorgio Bernero), mentre i restanti sono locali artigiani, ad eccezione di due agricoltori e un impiegato privato. Le vicende che portano alla cessazione dell'ente si verificano nel 1925, quando a seguito di alcune irregolarità gestionali evidenziate da apposita inchiesta ispettiva, si procede alla nomina di un commissario prefettizio, formalizzata con decreto del 14 dicembre dello stesso anno. Con assemblea del giorno precedente i soci deliberano però lo scioglimento anticipato della Cassa, procedendo prima dell'insediamento effettivo del commissario al ritiro di somme depositate presso altre banche e alla vendita di stabili di proprietà a prezzi ribassati. Preso possesso della carica, il commissario prefettizio avvia di conseguenza una serie di pratiche per l'annullamento degli atti di vendita e per l'apertura di vari contenziosi legali con gli ex-amministratori. Questi ultimi, appoggiati da locali esponenti del Partito popolare, promuovono a loro volta ulteriori vertenze per opporsi all'immissione nel sodalizio di nuovi membri favorevoli al governo fascista. Il protrarsi negli anni successivi della situazione di disordine, in aggiunta alle perdite subite per il fallimento di due istituti debitori della Cassa, determina la paralisi delle attività sociali. Lo situazione di stallo si risolve per iniziativa della Prefettura di Torino, che promuove l'accordo transattivo del 5 giugno 1928 tra i rappresentanti delle parti avverse, con cui si ratifica la liquidazione della società e il trasferimento delle residue attività patrimoniali dell'ente all'arcivescovo di Torino a fini di beneficenza. La procedura di liquidazione viene chiusa nell'agosto del 1929.
Sede legale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Autore: Maurizio Romano | Ultima modifica: 21 dicembre 2022